Poco THC ma molto CBD: la Canapa light sballa poco ma sballa, e si rischia anche la sospensione della patente di guida

La Cannabis light ha una bassissima percentuale di THC (max 0,6), unica sostanza psicoattiva che rende fuorilegge quella venduta dagli spacciatori (con THC intorno al 20%), ma contiene un’alta percentuale di cannabidiolo (CBD), (dal 10% al 30%), sostanza che ha effetti rilassanti, favorisce il sonno ed è utile contro ansia dolori e molto altro.

Oltre a THC e CBD che sono i principali principi attivi noti per concentrazione ed effetti, la Cannabis contiene almeno una trentina di altri cannabinoidi minori. La presenza e la concentrazione dei suoi vari componenti varia in funzione della particolare cultivar tra le tante esistenti, ma anche in funzione del metodo e del luogo di coltivazione e soprattutto di essiccazione e conservazione. Almeno 3 mesi di stagionatura in contenitore ermetico al buio sono necessari dopo una corretta essiccazione, per gustare una buona Cannabis. Non c’è da stupirsi nel riscontrare notevoli differenze tra un prodotto e l’altro.

Durante la stagionatura i vari componenti interagiscono tra loro dando luogo a composti e ibridi con sfumature di gusto ed effetto diversi, che poi durante l’assunzione interagiscono con il nostro organismo generando effetti variabili da soggetto a soggetto, anche in base allo stato psichico del soggetto stesso e al contesto: da ebbrezza socievolezza ed euforia, alla calma, alla meditazione, al sonno profondo. Per un assuntore abituale di quella illegale, la Canapa light può anche sembrare molto blanda, ma viceversa no.

Alcuni automobilisti si sono visti sospendere la patente dopo aver fumato Canapa legale. Chi dichiara che non esiste questo rischio è irresponsabile, e se si tratta di un produttore o di un commerciante potrebbe anche essere accusato di frode in commercio, così ha chiarito l’avvocato Zaina. Ma anche chi afferma che non sballa affatto può essere accusato quanto meno di falsa informazione. Tutti i cannabinoidi possono essere assimilati dal nostro organismo, grazie a specifici ricettori, ma non oltre una certa percentuale fisiologica quindi non esiste alcun rischio di over-dose. Secondo uno studio della UCLA del 2006, un consumo anche elevato di marijuana non causa cancro ai polmoni, al contrario di quanto invece fa il consumo di tabacco. Un rapporto del 1999 dell’Istituto di Medicina statunitense ha concluso che “non c’è alcuna prova che l’uso di marijuana sia legato da un rapporto causale con il successivo abuso di altre sostanze illecite”.

Articolo di Frà Benedetto

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